Un silenzio denso di commozione ha avvolto Piazza San Pietro, gremita di fedeli, capi di Stato e delegazioni da tutto il mondo, accorsi per rendere l’ultimo omaggio a Papa Francesco. L’omelia funebre, pronunciata dal cardinale Giovanni Battista Re, ha tracciato un ritratto profondo e luminoso del pontefice argentino, sottolineando la forza spirituale e la rivoluzione pastorale che hanno segnato i suoi dodici anni di pontificato.
“Il suo pontificato ha toccato le menti e i cuori,” ha detto il cardinale, ricordando l’ultima immagine pubblica del Papa: la benedizione pasquale impartita appena pochi giorni prima, nonostante le precarie condizioni di salute. Un gesto, l’ennesimo, che testimonia il dono totale di sé di un uomo che ha voluto “servire e non essere servito”.
Nel cuore dell’omelia, la pagina evangelica di Gesù e Pietro – “Mi ami tu più di costoro?” – è risuonata come chiave interpretativa della missione di Francesco: un pastore che ha risposto con l’amore, accettando fino in fondo il mandato di “pascolare le pecore” con dedizione, tenerezza e coraggio.
Il cardinale ha ripercorso le tappe salienti del cammino del Papa: dalla scelta del nome Francesco – “programma di vita e stile pastorale” – fino al suo stile comunicativo diretto, accessibile, ricco di immagini e capace di toccare anche i cuori più lontani dalla fede. “È stato un Papa in mezzo alla gente, con cuore aperto verso tutti.”
Ampio spazio è stato dedicato all’impegno di Francesco per i più fragili: migranti, poveri, esclusi. Indimenticabili i suoi viaggi a Lampedusa, Lesbo, al confine tra Messico e Stati Uniti, fino all’Iraq e alle periferie dell’Asia-Oceania, “la periferia più periferica del mondo”. Il suo era un Vangelo incarnato, vissuto nei gesti prima ancora che nelle parole.
“Ha proclamato la misericordia come cuore del messaggio cristiano – ha ricordato il cardinale – e si è fatto voce di pace in un mondo lacerato dalle guerre.” La sua condanna dei conflitti, il richiamo alla fraternità e la denuncia della “cultura dello scarto” sono stati filo conduttore di un pontificato profondamente profetico.
La conclusione dell’omelia è stata affidata a una delle frasi più amate di Papa Francesco: “Non dimenticatevi di pregare per me”. “Caro Papa Francesco – ha detto il cardinale – ora chiediamo a te di pregare per noi, e che dal cielo tu benedica Roma, la Chiesa e il mondo intero.”
Mentre le campane di San Pietro suonavano solenni, le parole del cardinale Re hanno restituito al mondo l’immagine di un Papa che ha saputo incarnare la misericordia, la fraternità e la speranza. E che ora lascia in eredità non solo insegnamenti, ma uno stile evangelico che continuerà a parlare alle coscienze.
William Salina